Spesso richiesti da cittadini che temono le velocità eccessive, sono strumenti con gravi controindicazioni.
Al giorno d’oggi, non solo in tema di sicurezza stradale, sembra esserci una fiducia minore nella funzione preventiva e dissuasiva della sanzione, nella sua azione responsabilizzante (che si affianca necessariamente all’educazione). Cosicché si cercano strumenti di prevenzione sempre nuovi, per dissuadere o persino per impedire materialmente le infrazioni.
Tra questi strumenti vanno annoverati i “dissuasori di velocità”, utilizzati per indurre il rallentamento dei veicoli quando il superamento dei limiti comporta rischi per la sicurezza. Ne esistono di varie tipologie: a effetto ottico, acustico, vibratorio. Ognuno di questi ha i suoi pro e i suoi contro; ognuno può essere utile, a seconda dei contesti, se ben calibrato e utilizzato laddove necessario (e non per ostacolare surrettiziamente la mobilità…).
Un tipo di dissuasore ha però dimostrato di avere soprattutto controindicazioni: parliamo dei famigerati dossi artificiali in plastica o gomma (soprattutto nelle varianti di maggiori dimensioni), messi sempre più in discussione – e quindi spesso smantellati dove erano stati installati – per gli evidenti problemi che procurano.
Eppure molti cittadini (che non li hanno sotto casa…) continuano a invocarli: forse perché appaiono lo strumento più “risolutivo”. E quando si perde fiducia nelle alternative, non si valutano rischi e ricadute negative. Che però sono rilevanti.
Innanzitutto, rischi relativi alla sicurezza. Infatti, anche se nell’immaginario collettivo i dossi sono considerati uno strumento per frenare le automobili, in realtà i mezzi più colpiti sono quelli senza un efficace sistema di sospensioni, come motocicli, ciclomotori, biciclette e monopattini: la stabilità di questi mezzi può essere compromessa – con relativi incidenti – se la velocità, anche contenuta, non viene ridotta con prontezza, in presenza di dossi magari poco visibili (dopo una curva, al di là di un veicolo che ne copre la visuale) e non segnalati.
Di assoluto rilievo sono poi gli ostacoli per la circolazione dei mezzi di emergenza e di soccorso, che devono rallentare e che – se si tratta di ambulanze – vedono i malati e gli infortunati sottoposti a stress dolorosi. Non a caso assistenze sanitarie e Vigili del Fuoco hanno più volte chiesto una regolamentazione più severa delle caratteristiche dei dossi e delle possibilità di installazione.
Non devono essere trascurati i potenziali danni alla salute di tutti coloro che li attraversano, dovuti alle sollecitazioni nocive per l’apparato muscolo-scheletrico (che si producono anche a una velocità ridottissima: per non avvertirle bisogna praticamente arrestarsi). Normalmente accettiamo lo scotto di una piccola sollecitazione, perché è isolata. Ma se si risiede nel quartiere dove i dissuasori sono installati, le sollecitazioni ripetute hanno ricadute negative sulla schiena, soprattutto se non si tratta di persone giovani o con un fisico in perfette condizioni; oppure se si tratta di quei mezzi senza un efficace sistema di sospensioni (visto che le sollecitazioni meccaniche si avvertono di più).
Le sollecitazioni ripetute producono ovviamente anche danni – o, in ogni caso, accentuano l’usura meccanica – a sospensioni e ruote dei mezzi di trasporto: danni proporzionali alla velocità con cui vengono affrontati i dossi, ma in ogni caso inevitabili nel tempo.
Per non parlare dell’aumento delle emissioni inquinanti – gas di scarico, ma anche particolato di freni e pneumatici – dovuto all’alternarsi di frenate e accelerazioni.
Quest’ultimo aspetto, in particolare, sottolinea la scarsa efficacia dei dossi quale strumento per accrescere la sicurezza: infatti il guidatore impaziente e indisciplinato (lo stesso capace di non rispettare i limiti di velocità…) subito dopo aver superato il dosso tende a fare brusche accelerazioni, pericolose per la stabilità del mezzo e gli eventuali ostacoli.
Insomma: tanti costi, benefici assenti (o assai ridotti).
Queste osservazioni di esperienza comune sono state evidenziate da una nota della Direzione generale prevenzione del Ministero della Salute di alcuni anni fa (2013), che richiamava soprattutto la pericolosità di dissuasori installati senza attenersi rigorosamente alle rigide prescrizioni del codice della strada e dei regolamenti attuativi (ma gli effetti nocivi si verificano sempre, sia pure in maniera ridotta). Tant’è che i dossi artificiali non sono concretamente installabili nella maggior parte dei casi per i quali sono invocati dai loro fautori.
Già i dossi a norma di legge presentano gli inconvenienti descritti. Se poi aggiungiamo che alcuni Comuni o Municipi aggirano le norme (realizzando ad esempio attraversamenti pedonali rialzati con altezza maggiore di quella che sarebbe consentita al dosso)…
Aggiungiamo un’annotazione a filo di paradosso: se piacesse il principio alla base dei dossi, perché spendere soldi? Ci potremmo tenere le buche, che producono lo stesso risultato!
Le diverse problematiche fanno sì che i dossi rallentatori, molto diffusi tra gli anni Novanta e Duemila, di recente sono stati smantellati da molti Comuni. Una ditta spagnola, proprio per ovviare ad alcuni degli inconvenienti ben noti, ha sviluppato un nuovo tipo di dissuasore a “liquido non newtoniano”, che stanno sperimentando a New York. Insomma: l’idea dei dossi in plastica/gomma non è una “innovazione”, ma una soluzione ormai sorpassata.
Il “ciclo” di installazione è più o meno il seguente: alcuni cittadini chiedono i dossi; il Comune/Municipio li accontenta per dimostrare la sua attenzione al tema sicurezza; cominciano le lamentale di chi subisce i disagi; il Comune/Municipio difende l’installazione vantando miglioramenti della sicurezza non documentati; visti anzi gli scarsi risultati in termini di sicurezza, dopo un po’ si tornano a chiedere “più controlli e più sanzioni”; infine (dopo un periodo nemmeno troppo lungo, se i dossi procurano un incidente), subentra la stanchezza e spesso la rimozione…
(Anche se oggi sta subentrando una nuova variabile: i dossi difesi, pur con tutti i problemi che comportano, da chi li considera “green”, uno strumento – con ZTL, zone 30, marciapiedi allargati, ecc. – della “guerra” alle macchine e alla mobilità privata…).
Gli inconvenienti descritti potrebbero essere ridotti se i dossi, con caratteristiche a norma di legge (o magari anche di dimensioni più ridotte), fossero utilizzati solo in punti di reale pericolo, ad esempio in prossimità di un incrocio.
In ogni caso, per la dissuasione – dove serve – sono preferibili strumenti diversi.
Esistono dissuasori ottici molto evidenti e di cui è stata testata la capacità di indurre il rallentamento dei veicoli. Esistono sistemi di rallentamento ad effetto acustico e/o vibratorio (bande sonore, irruvidimento della pavimentazione stradale; soluzioni però non idonee in prossimità di abitazioni). Esistono metodologie di disegno dei percorsi stradali (ad esempio, i cosiddetti “parcheggi alternati”), che, costringendo i vicoli a un percorso non lineare, inducono una riduzione della velocità senza restringere la carreggiata. Esistono ovviamente le colonnine autovelox, con soglie di rilevazione appropriate al tratto stradale (in modo che siano uno strumento per accrescere la sicurezza e non per fare “cassa”). Ed esistono infine le pattuglie dei vigili, che – con o senza autovelox mobile – possono sempre sanzionare la guida pericolosa; e quando si sparge la voce che in un quadrante la Polizia municipale è attiva, l’effetto dissuasivo è immediato…