Intervista agli avvocati Massimo Magliocchetti e Domenico Martino sulle iniziative assunte e sui risultati raggiunti per la difesa di piazza Sempione.
Facendo un bilancio delle iniziative assunte per ottenere la revisione del progetto di “riqualificazione” di piazza Sempione, i cui cantieri si stanno ormai chiudendo, possiamo dire di aver ottenuto risultati fondamentali (anche se non tutti gli obiettivi prefissati): tanto dal punto di vista architettonico (la salvaguardia del monumento alla Madonna Immacolata; un impianto di illuminazione compatibile col contesto; un lastricato di estensione più contenuta), quanto dal punto di vista del traffico (di cui è stato evitato il collasso in tutto il quadrante nord-est di Roma).
Raggiungere questi risultati non era affatto semplice, perché si trattava di incidere profondamente su un progetto che doveva essere il “fiore all’occhiello” della precedente amministrazione del Municipio.
Sono stati necessarî mesi di grande impegno e di mobilitazione, per sensibilizzare le istituzioni e l’opinione pubblica: banchetti per le firme di sostegno alla petizione popolare (che il nostro Comitato Salviamo piazza Sempione ha promosso con altre realtà del territorio, come il comitato di quartiere Città Giardino), sedute delle commissioni municipali e capitoline, comunicati stampa, interviste, colloqui, elaborazione e diffusione di documenti informativi, aggiornamenti delle pagine Facebook e del sito internet, volantinaggi, striscioni, ecc. Sino ad arrivare a una grande manifestazione di piazza. È stata anche approvata dall’Assemblea capitolina una mozione (presentata dai consiglieri De Vito, Seccia, Diario, Simonelli, De Priamo, Figliomeni e Grancio) in favore della rivisitazione del progetto; ed è stata presentata un’interrogazione parlamentare (dalla sen. Binetti).
Un ruolo importante lo hanno avuto le istanze che il nostro Comitato ha presentato agli Uffici competenti. Ne parliamo con i due avvocati che le hanno curate (offrendo gratuitamente la loro opera): Domenico Martino e Massimo Magliocchetti.
Chiediamo innanzitutto: in che cosa consistevano queste “istanze”?
Avv. Martino: Un’istanza è la sollecitazione alle autorità amministrative competenti perché prendano in esame un problema, si attivino per risolverlo, rivedano una decisione assunta. Più che rivolgerci alla Giunta Municipale, essendo la sua determinazione a procedere chiarissima, abbiamo deciso di indirizzare la nostra azione verso gli Uffici che erano competenti a rilasciare i pareri obbligatorî: le Sovrintendenze (ministeriale e comunale), per i profili architettonico-urbanistici; il Dipartimento Mobilità del Comune e l’Ufficio della Polizia locale, per i profili della mobilità.
Quali richieste avevate avanzato?
Avv. Magliocchetti: Gli Uffici indicati avevano già rilasciato i primi pareri provvisorî che, pur ponendo alcune prescrizioni, non avevano opposto per i principali interventi previsti dal progetto quel diniego che a noi sembrava dovuto. Abbiamo pertanto presentato istanze di revisione dei pareri, portando all’attenzione dei diversi Uffici tutti quegli elementi che non erano stati considerati (o, a nostro parere, non adeguatamente valutati).
È stato complicato individuare elementi utili perché cambiasse la valutazione del progetto?
Martino: È stato certamente un lavoro impegnativo. Per indurre un ufficio a riconsiderare una decisione o un parere, non basta sollevare il problema o rivolgere generici appelli… Bisogna produrre elementi stringenti. Noi abbiamo voluto analizzare con grande attenzione i molteplici profili del progetto, anche perché – come cittadini, prima ancora che come professionisti – ci riconoscevamo nelle buone ragioni che hanno animato la mobilitazione della cittadinanza. Abbiamo anche potuto valerci di alcuni contributi offerti da coloro che denunciavano le disfunzionalità del progetto: tanto professionisti esperti delle materie interessate, quanto “semplici” cittadini attenti e fortemente determinati.
Insomma: le istanze sono state determinanti?
Magliocchetti: La grande mobilitazione dei cittadini è stata certamente fondamentale: accendere i riflettori (non soltanto a livello di quartiere) su questa vicenda può aver indotto tutte le parti coinvolte – compresa la nuova Giunta municipale – a un supplemento di riflessione nelle valutazioni.
Il contributo che abbiamo fornito, basato su solidi argomenti tecnici e puntuali riferimenti normativi, è stato in ogni caso importante per fondare anche giuridicamente le nuove valutazioni: si era ormai a un punto del procedimento che non consentiva un semplice ripensamento.
Tuttavia non sono stati raggiunti tutti gli obiettivi che ci proponevamo: il lastricato tanto discusso è stato realizzato, sia pure ridimensionato; si sono persi numerosi posti auto (oltre trenta). Era possibile intraprendere ulteriori iniziative, ad esempio un’azione legale?
Martino: Su questo aspetto abbiamo riflettuto attentamente, anche confrontandoci con altri colleghi amministrativisti. A nostro avviso potevano essere riscontrati vizi procedurali e di merito tali da fondare un ricorso al TAR. Nelle azioni legali, però, bisogna tener presente che l’esito non è mai certo e che le spese sono rilevanti. Per la presentazione delle istanze abbiamo offerto gratuitamente la nostra opera professionale. In tribunale, però, anche qualora gli onorarî siano contenuti, esistono costi importanti (basti considerare eventuali perizie), che in cause di questo rilievo ammontano a migliaia di euro; e che non è detto possano essere recuperati anche in caso di esito positivo dell’azione (il tribunale può decretare la compensazione delle spese). Un avvocato deve quindi in coscienza accompagnare i clienti in una valutazione prudente sull’opportunità di avviare un’azione legale.
Ebbene: nel momento in cui sembravano già conseguiti gli obiettivi più importanti (con la prima variante in corso d’opera presentata dal Municipio), valeva la pena correre rischi non trascurabili solo per impedire la realizzazione della porzione residua di lastricato? Quanto ai posti auto persi, una parte poteva – e può – ancora essere recuperata nelle vie limitrofe, anche ripristinando una situazione di normalità nelle occupazioni di suolo pubblico. Pertanto, la scelta fatta dal comitato di non procedere per via giudiziaria è comprensibile.
Magliocchetti: Effettivamente, penso che alla fine si possa essere più che soddisfatti. Basti ricordare lo sconcerto con cui i cittadini erano venuti a conoscenza di un progetto non solo avviato, ma in fase avanzata, portato avanti dalla precedente Giunta con ferrea determinazione. In quel momento sembrava quasi non ci fosse più margine per intervenire. Quindi il “bicchiere”, se non è pieno per intero, lo è per… tre quarti. Noi abbiamo vissuto in ogni caso un’esperienza professionalmente avvincente, in cui abbiamo potuto unire la passione professionale a quella civica.
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Ringraziamo ancora gli avvocati Magliocchetti e Martino. E, con essi, tutti coloro che hanno reso possibile un’entusiasmante – seppur faticosa – esperienza di cittadinanza attiva: le migliaia di firmatarî della petizione popolare, i sottoscrittori delle istanze, i professionisti che hanno offerto il loro contributo qualificato, gli esponenti politici più attenti alla partecipazione democratica, i giornalisti che hanno dato conto dei fatti e – soprattutto – le decine di volontari che in quei mesi non hanno avuto timore di “esporsi” e hanno speso generosamente le loro energie (di tempo ed economiche).