Il nuovo regolamento sulle OSP prepara una disciplina ancora più permissiva di quella “emergenziale” del dopo Covid.
Pensavamo di aver toccato il fondo? Niente affatto.
Nei prossimi giorni va in discussione in Assemblea capitolina il nuovo Regolamento sulle OSP (Occupazioni di suolo pubblico: tavolini, gazebo, dehors) delle attività di somministrazione di alimenti e bevande, che rischia di avere un impatto devastante su quartieri della “Città storica” come Città Giardino, p.zza Bologna-v.le delle Provincie, San Lorenzo, c.so Trieste-p.zza Istria, Ponte Milvio, Prati (ma anche su zone esterne come Pigneto).
La disciplina “emergenziale” introdotta con il Covid, in deroga ai vincoli posti a tutela degli spazi pubblici, doveva consentire ai gestori dei locali di lavorare in un periodo in cui gli spazi interni erano soggetti a pesanti restrizioni sanitarie. Ma, finita l’emergenza sanitaria, è difficile rinunciare a quelli che sono diventati lauti guadagni aggiuntivi…
Il risultato è che a Roma tavolini e arredi occupano cinque volte gli spazi pre-Covid (nel III Municipio, ad esempio, sono aumentati di oltre sette volte; circa dieci volte in più nella sola Città Giardino).
Da molto tempo i cittadini dei quartieri maggiormente interessati chiedono il superamento di tale regime emergenziale (sin qui oggetto di numerose proroghe da parte del Parlamento), per recuperare una dimensione del fenomeno che non soffochi gli spazi pubblici: ovviamente non ce l’abbiamo con le OSP in sé, che possono essere uno spazio gradevole, ma con la totale invasione del territorio. O meglio: di alcune porzioni di territorio, visto che a zone di concentrazione soffocante si alternano zone di desolazione.
E il Comune che fa? Scrive un nuovo Regolamento che, nei quartieri della Città Storica esterna al Centro, peggiora ulteriormente la situazione!
La bozza che sta per andare in discussione contiene già molte misure che avrebbero un grave impatto su tutta la città: l’aumento della superficie dei locali su cui è calcolata la superficie OSP (che dovrebbe ora includere anche cucine e bagni), la possibilità di ottenere OSP anche per le strutture alberghiere, l’ulteriore incremento di superficie grazie ai “progetti unitarî”, l’insufficienza delle sanzioni per gli abusi anche parziali, ecc.
Ma ciò su cui ci vorremmo soffermare è la “discriminazione” di cui verrebbero a soffrire alcuni quartieri già in forte sofferenza per le OSP.
La nuova bozza di regolamento, infatti, introduce una tutela differenziata del territorio urbano, mediante una suddivisione in tre fasce: Sito Unesco; Città Storica escluso Sito Unesco; Suburbio. Tale suddivisione è integrata da distinzioni legate ai Tessuti urbanistici definiti dalle Norme tecniche attuative del Piano regolatore generale.
Ebbene, questa differenziazione è basata esclusivamente su un criterio storico-architettonico. Non tiene alcun conto, quindi, dell’impatto delle OSP – che sono “attrattori” di movida – sulla vivibilità e sulla sicurezza: in molti quartieri della Città Storica esterna al Sito Unesco (Città Giardino, p.zza Bologna-v.le delle Provincie, San Lorenzo, c.so Trieste-p.zza Istria, Ponte Milvio, Prati), oltre a un pregio storico-architettonico in ogni caso da tutelare, esistono concentrazioni di locali di somministrazione di alimenti e bevande – con relative OSP – maggiori di molte aree del Centro Storico.
Per questi quartieri della Città Storica, già “saturi”, la nuova disciplina ammette una superficie delle OSP pari ai 2/3 della superficie dei locali, maggiorabile di un ulteriore 20% con i “progetti unitari” (consentendo peraltro di occupare, oltre ai marciapiedi, fino a tre stalli per auto).
Aumenta anche, come detto, la superficie dei locali su cui è calcolata la superficie OSP.
Infine – colpo di grazia – il regolamento concede ai Municipi la possibilità di introdurre parametri più ampi (c’è pure la possibilità di introdurre parametri più stringenti, ma sappiamo già in quale direzione si finirebbe per andare…).
Insomma: nei quartieri della Città Storica si avrebbe una disciplina addirittura peggiorativa di quella emergenziale Covid!
Peraltro questi quartieri, tranne San Lorenzo, non sono ancora sottoposti alla tutela verso nuove aperture di locali prevista dalla delibera comunale 35/2010, che individua le aree tutelate sulla base di tassi di saturazione ormai largamente superati. Per cui all’aumento di superficie delle OSP esistenti si sommerebbe quello derivante dai nuovi locali, con un impatto sul territorio devastante.
Assume scarso rilievo la possibilità, prevista dall’art. 10 del nuovo regolamento, di limitare la superficie delle OSP a 1/3 della superficie dei locali per i Tessuti urbanistici da T1 a T4, poiché in quei quartieri della Città Storica (a parte anche qui San Lorenzo) si tratta di Tessuti residuali.
In effetti l’impostazione del nuovo regolamento OSP non appare casuale.
Da un lato, cerca di contenere l’esplosione del fenomeno nel sito Unesco nei limiti ritenuti necessari – in termini di decoro – affinché quell’area possa rimanere attrattiva per il turismo (anche se sono limiti non sufficienti per tutelare la vivibilità dei (pochi) residenti rimasti).
Dall’altro lato, il nuovo regolamento allarga ulteriormente le maglie nella Città storica extra Unesco, per preservare l’espansione del settore economico della somministrazione, mediante lo sfruttamento speculativo di territorî considerati ancora altamente redditizi.
È necessario, pertanto, definire già nel regolamento in approvazione una disciplina che tuteli in maniera reale, senza inique differenziazioni o rimandi a provvedimenti futuri ed eventuali, tutte le realtà territoriali la cui vivibilità subisce il medesimo impatto delle OSP.
Questo vale anzitutto per le aree della Città Storica in cui questi problemi di vivibilità si uniscono al pregio storico-architettonico da tutelare. Ma vale anche, in misura diversa, per aree esterne alla Città Storica (che il nuovo regolamento individua come “Suburbio”) quali Pigneto.
Questo significa in concreto:
- garantire alle zone urbanistiche e ai quartieri della Città Storica che hanno un elevato tasso di saturazione di locali di somministrazione gli stessi livelli di tutela previsti per i Tessuti da T1 a T3 del Sito Unesco;
- garantire ai quartieri del Suburbio che hanno un elevato tasso di saturazione di locali di somministrazione gli stessi livelli di tutela previsti per i Tessuti da T1 a T4 del la Città Storica non assimilati al Sito Unesco;
- individuare tali zone urbanistiche in un allegato tecnico al regolamento.
Una proposta che non ha nulla di particolarmente “complesso” o innovativo, perché applica lo stesso criterio (riconoscere puntualmente – e non per generiche fasce cittadini – le specificità territoriali dei quartieri con saturazione di locali) già applicato da altri Regolamenti comunali (la Delibera 35/2010 sulle attività di somministrazione e la 43/2019 sul Regolamento di Polizia urbana).
Lo chiederemo formalmente ai consiglieri municipali (al Tavolo della Movida di lunedì 17) e ai consiglieri comunali.
E abbiamo già inserito questa richiesta nel pacchetto di proposte presentato insieme con la Rete di Associazioni per una Città Vivibile (proposte che ovviamente chiedono anche la modifica di quelle misure di carattere generale che hanno un impatto negativo su tutta la città).
Per inciso, rileviamo la grande anomalia, sotto il profilo della partecipazione democratica, nella predisposizione di questa bozza di regolamento da parte della Giunta Capitolina, nonostante l’iter sia durato oltre un anno: sia per l’assenza di ogni consultazione civica – i comitati dei cittadini non sono mai stati convocati, mentre i rappresentanti di categoria degli esercenti hanno contribuito attivamente alla stesura del regolamento… – sia per la chiusura totale ai pareri espressi dai Municipi interessati.